Il progetto espositivo per Miart 2021 presenta il dialogo tra gli artisti emergenti Federico Clavarino (Torino, 1984) e Tami Izko (Cochabamba, Bolivia, 1984), con delle serie di opere fotografiche e sculture in ceramica e porcellana.
Federico Clavarino si concentra su dettagli e frammenti, come in The Castle in cui si sofferma sulle tracce del nascente territorio europeo, fotografandone le suggestioni su superfici, volti, muri delle città, confini e oggetti, per catturarne narrazioni possibili e tessuti simbolici. Per Eel Soup, progetto corale condiviso dai due artisti, le fotografie invece si concentrano su dettagli sfuggenti, delicate presenze naturali e umane, rivelando relazioni che sono destinate a rimanere invisibili quando non vengono catturate dall'obiettivo della fotocamera.
Le immagini dialogano con le sculture di Tami Izko che formano apparati organici, epidermici, capaci di tradurre la memoria dei segni fotografici nelle fessure e nelle giunzioni dell'argilla e negli smalti che imitano i delicati colori della natura. Izko presenta anche la serie Wounds in cui la traccia e il segno rimangono nella memoria della porcellana come delle ferite o incavi naturali, e la serie Bezoar, in cui la scultura diventa amuleto speciale, un totem ibrido, costituito da diversi tipi di smalti, vetri e argille, che fusi insieme più volte, modificano la forma finale in più passaggi e rendono più brillanti i colori.
Stand C12 Pad 4 Federico Clavarino e Tami Izko.
Federico Clavarino si concentra su dettagli e frammenti, come in The Castle in cui si sofferma sulle tracce del nascente territorio europeo, fotografandone le suggestioni su superfici, volti, muri delle città, confini e oggetti, per catturarne narrazioni possibili e tessuti simbolici. Per Eel Soup, progetto corale condiviso dai due artisti, le fotografie invece si concentrano su dettagli sfuggenti, delicate presenze naturali e umane, rivelando relazioni che sono destinate a rimanere invisibili quando non vengono catturate dall'obiettivo della fotocamera.
Le immagini dialogano con le sculture di Tami Izko che formano apparati organici, epidermici, capaci di tradurre la memoria dei segni fotografici nelle fessure e nelle giunzioni dell'argilla e negli smalti che imitano i delicati colori della natura. Izko presenta anche la serie Wounds in cui la traccia e il segno rimangono nella memoria della porcellana come delle ferite o incavi naturali, e la serie Bezoar, in cui la scultura diventa amuleto speciale, un totem ibrido, costituito da diversi tipi di smalti, vetri e argille, che fusi insieme più volte, modificano la forma finale in più passaggi e rendono più brillanti i colori.
Stand C12 Pad 4 Federico Clavarino e Tami Izko.