Project Room
Theo Drebbel
Diorami. È questa la forma principale del lavoro di Drebbel. Piccole piattaforme sulle quali
l'artista dispone una serie di oggetti trovati (reperti botanici, conchiglie, contenitori di ferro,
ampolle di vetro...) e, sempre, un piccolo animale di plastica. Ci sono un pinguino, un
rinoceronte, una tartaruga, un lama, e molte altre specie in un ricco bestiario che, a
partire dall'universo di significati a cui ognuno di loro rimanda, si riallaccia alla biografia di
Theo Drebbel mettendone in scena alcuni episodi minimi. Meglio: tutto parte dalla sua
storia personale, che rimane sostanzialmente celata e irriconoscibile, per trasformarsi in
una sorta di narrazione sincopata, onirica, fantastica, che sfonda ogni limite tra possibile
e impossibile e utilizza il ricordo come innesco di una macchina per dimenticare.
Associate secondo schemi non prevedibili, eppure rigorosamente geometrici, le reliquie
di Theo Drebbel compongono un alfabeto insieme misterioso e intuitivo, cui ci si accosta
in religioso silenzio per poi scatenare un inesauribile carnevale di legami e divagazioni. I
disegni che accompagnano ogni diorama riproducendone in pianta tutti gli elementi (fatta
eccezione per una piccola discrepanza che si risolve in un atto di rimozione) non fanno
altro che allargare questa rete relazionale. La trama dipanata all'interno del recinto di ogni
diorama si espande fino all'immagine corrispondente e viceversa. Il risultato, nello spazio,
è un'installazione. Funziona come un acceleratore della memoria, per cui ogni oggetto
genera uno stimolo che viene collegato a un ricordo che rimanda a un altro e un altro
ancora... Fino all'oblio